Per valutare i pro e i contro di certe scelte occorre spesso approfondire i ragionamenti ed entrare nei dettagli. Talvolta pero` si rischia di perdere di vista l'elemento di maggior peso.
Non sto affatto sostenendo che e` meglio essere superficiali, ma che puo` essere tempo sprecato passare con la carta vetrata dove qualcuno sta per intervenire con la raspa. (Mio padre ora e` pensionato ma era falegname!)

Uno dei concetti fondamentali per cui serve il sindacato (inteso qui genericamente come istituzione che rappresenta i lavoratori) e` che laddove un potere contrattuale forte si contrappone ad uno debole la parte debole puo` ottenere qualcosa di vantaggioso solo se si coalizza con tante altre "parti deboli" con cui concordare le richieste, in modo da riequilibrare il potere contrattuale.

In soldoni... Se i padroni contrattano con ciascun singolo operaio possono imporre le loro condizioni ma se gli operai con cui devono confrontarsi sono tanti ed uniti da comuni rivendicazioni sono costretti ad un maggior rispetto per la controparte.

Se l'unita` di tanti lavoratori costituisce la loro fondamentale forza contrattuale la loro divisione, che si ottiene anche frantumando rivendicazioni comuni a livello nazionale in una miriade di diversificate rivendicazioni aziendali, si traduce automaticamente in vantaggi contrattuali per la proprieta`.

Ma allora la tendenza a far prevalere la contrattazione di secondo livello su quella nazionale e` un'aspirazione di Confindustria?
Secondo me si`.

E perche` i vertici sindacali dovrebbero assecondare il trend?
Una cosa e` il sindacato come istituzione un'altra i personaggi che la governano. L'istituzione avrebbe le sue logiche, come quella da me qui grossolanamente citata, "i personaggi" sono pronti a barattare tutto con tutto. Intendiamoci, la predisposizione al compromesso puo` essere considerata una virtu` per un sindacalista, ma non se si perdono di vista "i fondamentali", inseguendo chissa` quali obiettivi, per esempio di carriera politica.
Anche non volendo considerare i sostegni economici e mediatici che servono per entrare in Parlamento abbiamo numerosi esempi di parlamentari (o sindaci!) che per diventare tali hanno fruito, quanto meno, della notorieta` acquisita nei vertici delle principali organizzazioni sindacali.
Tuttavia, dati i pessimi risultati degli ultimi anni e di quelli che si temono in arrivo per i lavoratori italiani, l'idea di allontanare dalla propria immagine certe disgrazie, trasferendone la responsabilita` alle "anonime" RSU delle singole aziende, credo sia una tentazione irresistibile per alcuni personaggi sindacali di vertice che vorrebbero spiccare il salto verso importanti incarichi di partito.

Ma se le cose stanno cosi` perche` dovrebbero assecondarle anche i lavoratori?
Infatti non dovrebbero. Ma credo che nelle teste di molti sindacalisti esistano gia` delle idee sul come convincere i lavoratori. Io non sono cosi` bravo da immaginarle ora... non sono un sindacalista! Pero` ho partecipato a molte interessanti assemblee sindacali nell'azienda in cui lavoro e almeno due "stratagemmi" posso immaginarli...

Primo. Della condivisione delle rivendicazioni, che la contrattazione nazionale implica, non verra` evidenziata la potenzialita` unificante bensi` quella "limitante" nei confronti di realta` aziendali (se non addirittura individuali) diverse, come se ci fossero aziende in cui oggi l'RSU non ottiene condizioni di maggior favore per colpa del contratto nazionale!

Secondo. Nelle assemblee a cui ho partecipato spesso ci si lamentava del troppo tempo dedicato a questioni politiche chiaramente impostate "dall'alto e da lontano" lasciandone cosi` uno decisamente insufficiente per trattare le questioni piu` specifiche dell'azienda, che stavano piu` a cuore ai dipendenti; io stesso ho lamentato questa incongruenza.
Basterebbe cambiare prassi nello stabilire l'ordine del giorno... Ma, all'occorrenza, qualcuno sapra` fare abbastanza confusione da far credere che una prevalenza della contrattazione di secondo livello serva anche a risolvere questo problema!